Dalla Livorno-Pisa alla Leopolda
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LE FERROVIE IN TOSCANA
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Dalla Livorno-Pisa alla Leopolda

La prima rete ferroviaria dell’Italia fu iniziata nel Regno delle due Sicilie, con l’apertura nel 1839 del tratto Napoli-Portici. Seguirono, nel Regno Lombardo-veneto la Padova-Mestre e la Milano-Monza e nel 1844 in Toscana il primo tratto (Livorno-Pisa) della “Leopoldina” (così denominata dal nome del Granduca) che raggiunse Firenze nel ’48 vicino a Porta a Prato (stazione “Leopolda”).

I lavori partirono da Livorno in modo da collegare, via via che essa si sviluppava nell’entroterra, le varie cittadine della tratta con il principale porto toscano. Ci furono disordini popolari a Montelupo provocati dai barrocciai che scaricavano le chiatte dall’Arno sui loro carri, che di lì raggiungevano Firenze via terra. Anche la società che gestiva i viaggi in diligenza ebbe a fallire. Infatti con la ferrovia il percorso Livorno-Firenze si ridusse a tre ore e mezzo, rispetto alle 12 ore delle diligenze.

Livorno era all’epoca una città mercantile e commerciale di primaria importanza. Fondata da Francesco I nel XVI secolo quando il porto di Pisa, ormai interrato dai detriti dell’Arno, non poteva più contenere l’aumentato naviglio commerciale, era divenuta uno dei più trafficati porti del bacino mediterraneo. Dai 530 abitanti del 1590 aveva raggiunto dopo appena 20 anni 5.000 abitanti che nel 1815 erano passati a 50.000. La maggioranza del traffico marittimo era inglese, per cui sorsero in città varie banche e società inglesi.

Tale fu l’afflusso delle merci e delle persone, che i binari furono raddoppiati in due anni. Per il progetto fu consultato l’inglese Stephenson, figlio di George, inventore delle macchine a vapore ferroviarie.

Appena terminata questa ferrovia, venne iniziata la costruzione della Firenze-Prato-Pistoia che si congiunse ai confini del ducato di Lucca con la Lucca-Pisa, costruita nel ‘45 dal duca Carlo Ludovico Borbone. La stazione di Firenze di quest’ultima linea venne denominata “Maria Antonia” dal nome della granduchessa. Le due stazioni, nonostante fossero vicine (circa 1 km.), non vennero fra loro collegate, per cui dopo 13 anni la linea per Livorno venne dirottata sulla stazione” Maria Antonia”, che con la costituzione del Regno d’Italia cambiò il nome in Santa Maria Novella.

Questa stazione assunse una grande importanza con la nascita nel 1861 del Regno d’Italia e con la costruzione della “Porrettana” che da Pistoia raggiungeva Bologna, permettendo il collegamento fra il Nord ed il Sud attraverso l’Appennino. Fu, per quei tempi (1864), un’opera grandiosa, in quanto nei 99 km di tracciato furono costruiti 35 ponti e 47 gallerie, merito anche dell’ingegnere francese Protche che dovette superare fra Pistoia e Pracchia un dislivello di 550 metri in un tratto di soli 26 km.

La stazione “Leopolda”, molto più grande della “Maria Antonia”, venne costruita dall’arch. Presenti, come degno ingresso nella capitale granducale con maestose capriate che sostenevano l’ampio vano interno e grandi aperture ad arco e lunghe sequenze di arcate e pilastri. Inaugurata nel ’48,fu dismessa dopo 13 anni e sostituita dalla “Maria Antonia”. Dopo essere stata sede della prima Esposizione italiana, fu ristrutturata dall’arch. Treves per essere utilizzata per gli uffici della dogana e successivamente per uffici ferroviari con un’officina per la manutenzione dei treni. Fu nuovamente ristrutturata nel 1996, dall’arch. Gaetana Aulenti per spazi polivalenti. Gestita da “Stazione Leopolda”, società di “Pitti immagine”, viene usata per manifestazioni le più varie, dal teatro, alla musica, alla moda, alle fiere, ai convegni, ai congressi.

Nel 1861, all’atto della sopravvenuta unità d’Italia, erano già state progettate, dal precedente governo granducale, le linee per Arezzo, Faenza, Parma, Bologna e Civitavecchia, per cui Cavour poté scrivere (in francese come sua abitudine) “La Toscana è la regione italiana dove la costruzione delle ferrovie è la più avanzata”.

Enrico Pieragnoli Couture

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