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I  NUMERI DELLA POVERTA´ IN TOSCANA
I  NUMERI DELLA POVERTA´ IN TOSCANA
Il 55% ha meno di 35 anni

“I numeri della povertà crescono nell’anno della pandemia, ma in maniera contenuta (+0,2%), grazie alle politiche messe in atto a livello nazionale e regionale. E questo ci dà preziosi indicazioni anche per il 2021 quando gli effetti della congiuntura economica si faranno sentire ancora di più”. Così l’assessore regionale alle politiche sociali Serena Spinelli sintetizza i contenuti del quarto rapporto sulle povertà in Toscana curato dall’Osservatorio regionale toscano in collaborazione con Anci Toscana e dal “Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane - anno 2020” di Caritas Toscana.

Entrambi questi strumenti sono stati presentati oggi a Firenze nel corso di un evento online organizzato dall’Osservatorio regionale toscano e da Anci Toscana in cui sono stati analizzati i dati del Rapporto sulle povertà in Toscana e del Dossier Caritas.

La povertà assoluta è misurata confrontando il reddito familiare con le soglie di povertà assoluta, stimate dall’ISTAT per area geografica, tipologia di Comune e caratteristiche familiari (numerosità ed età dei componenti).

Su queste basi 121.000 persone in Toscana vivono sotto la soglia di povertà pari al 5,4% della popolazione. Erano 106.000 (5,2%) nel 2019.

L’arrivo della pandemia ha però rischiato di far salire esponenzialmente il numero: nella prima fase del lockdown la percentuale di poveri è salita addirittura al 9% arrivando a interessare 227.000 individui, per poi tornare a scendere grazie agli strumenti messi in atto fino al 5,4% finale.

 

Al di sotto della soglia di povertà troviamo soprattutto persone giovani (ben il 55% dei poveri hanno meno di 35 anni), la situazione di indigenza tocca in misura maggiore le famiglie di immigrati (17,2% dei casi) e quelle numerose (il 15% di quelle con almeno 5 componenti).

A livello territoriale le maggiori criticità si riscontrano nelle aree urbane, nella costa e nel sud della Regione.

 

Nel 2020 ogni toscano ha mediamente prodotto 3.400 euro di reddito in meno; un dato che corrisponde, secondo i ricercatori, a una caduta del Pil di 11 punti. Questa situazione non ha avuto effetti diretti sull’occupazione grazie alla cassa integrazione a al blocco dei licenziamenti.

Secondo i rilievi statistici illustrati stamani, nel 2020 ogni toscano ha perso mediamente come reddito disponibile, in termini di potere d’acquisto, 730 euro ed ogni famiglia 1.600 euro. I redditi da lavoro autonomo sono scesi (-10%) più di quelli da lavoro dipendente (-5%), i giovani hanno avuto cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%).

L’emergenza Covid, hanno evidenziato i ricercatori, ha però toccato molto più duramente le fasce più deboli della popolazione: il lockdown ha avuto un effetto amplificatore della diseguaglianza ampliando la forbice tra ricchi e poveri.

 

Sono 19.310 le persone che si sono rivolte ai servizi delle Caritas toscane per chiedere in varie forme aiuti alimentari, economici, sostegni educativi o altro nei primi nove mesi del 2020, circa i quattro quinti (83,5%) delle 23.139 incontrate in tutto il 2019 e il 33,7% di essi – uno su tre, corrispondenti a 6.563 nuclei - riguarda famiglie che non si erano mai rivolte ad un Centro d’Ascolto prima del 10 marzo 2020, data del primo lockdown.

Anche se il ritmo d’incremento restasse costante sino a fine 2020 (ed è lecito supporre che in realtà sia aumentato in conseguenza delle nuove restrizioni), a fine dicembre si arriverebbe a oltre 8.500 nuclei che si sono rivolti per la prima volta ai servizi degli uffici pastorali della diocesi Toscane, quasi tutti successivamente al 10 marzo.

Un monitoraggio effettuato dalla Caritas permette anche di capire chi siano questi ‘nuovi poveri’. Secondo il questionario una significativa richiesta di aiuto è arrivata da parte di disoccupati che erano già senza lavoro prima della pandemia ma che, magari, riuscivano a sopravvivere grazie al sostegno dei congiunti (i genitori piuttosto che il coniuge o i fratelli), adesso anch’essi ritrovatisi in una situazione di difficoltà economica. Ma soprattutto sono entrati nella fascia di povertà lavoratori della cosiddetta “area grigia”, un po’ borderline fra il precariato e il sommerso e ancora lavoratori autonomi costretti a fermarsi causa lockdown e dipendenti che non avevano ancora percepito la Cassa Integrazione Guadagni (Cig) o l’avevano ricevuta con notevole ritardo.


22/01/21

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