E’ stata una cerimonia semplice ma sentita quella che si è svolta questa mattina presso l’ospedale delle Apuane di Massa. Il presidente della Regione Toscana, Rossi ha infatti consegnato il Pegaso d’oro, la massima onorificenza della Regione Toscana, a tutti gli operatori del Sistema sanitario regionale per come hanno affrontato la vera e propria emergenza rappresentata dal Coronavirus.
Il riconoscimento è stato simbolicamente consegnato nelle mani del direttore generale della Asl Nord Ovest. Massa è stata scelta in quanto la provincia apuana è stata tra le prime e tra quelle più duramente colpite dal virus. Ma è come se il presidente l’avesse dato a ciascuno dei circa 50.000 operatori del Sistema sanitario regionale, in quanto tutti, in qualunque zona l’abbiano fatto hanno saputo dare un generoso ed instancabile contributo nella cura dei tanti cittadini colpiti.
Ecco quindi la motivazione ufficiale del riconoscimento:
“Durante tutto il periodo della pandemia da Covid-19, dalla prima emergenza fino alla fase attuale, il Sistema Sanitario Regionale ha saputo rispondere efficacemente grazie alla professionalità e alla dedizione di tutto il personale sanitario e dei volontari, e ad una efficiente organizzazione territoriale.
In Toscana i malati Covid sono stati gestiti con efficacia ed efficienza, da un lato, grazie alla tempestiva presa in carico da parte di tutto il personale medico e infermieristico e di tutti gli altri operatori della sanità degli ospedali, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta; e dall’altro grazie ad una rete della sanità fatta di presidi territoriali piccoli ma efficienti, e di grandi strutture moderne e flessibili, nelle quali è stato possibile aumentare in tempi rapidi, nelle ore più difficili dell´emergenza, i posti letto di terapia intensiva.
Il premio consiste in una riproduzione del cavallo alato Pegaso, eletto a simbolo della Regione Toscana già a partire dalla prima legislatura, tratto, e in parte modificato, da una moneta attribuita a Benvenuto Cellini, oggi conservata al Museo nazionale del Bargello di Firenze.
14/09/20
|